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Foglietto parrocchiale

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Domenica 5 aprile 2020

"Onde evitare ogni possibile propagazione del contagio e usare in modo inadeguato gli stessi rami d’ulivo o di palma (i quali trovano il loro significato autentico solo nel contesto della Passione del Signore e non devono assumere significati impropri, indulgendo a una mentalità devozionale), si chiede – nostro malgrado - nelle chiese parrocchiali, nei monasteri e conventi e nei Seminari, di non raccogliere, né benedire, né distribuire l’ulivo o i rami di palma".( Dal Decreto per le celebrazioni straordinarie della settimana santa e il triduo pasquale 2020 nel corso dell’emergenza sanitaria dovuta al covid-19 del vescovo Claudio).

 

PASSIONE DI NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO (26,14 - 27,66)

 

C In quel tempo, uno dei Dodici,

chiamato Giuda Iscariota,

andò dai capi dei sacerdoti e disse:

 

P «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?».

 

C E quelli gli fissarono trenta mone­te d’argento.

Da quel momento

cercava l’occa­sione propizia per consegnare Gesù.

Il primo giorno degli Àzzimi,

i discepoli si avvi­cinarono a Gesù e gli dissero:

 

P «Dove vuoi che prepariamo per te,

perché tu possa mangiare la Pasqua?».

 

C Ed egli rispose:

 

«Andate in città da un tale e ditegli:

“Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino;

farò la Pasqua da te con i miei discepo­li”».

 

C I discepoli fecero come aveva loro ordina­to Gesù,

e prepararono la Pasqua.

Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodi­ci.

Mentre mangiavano, disse:

 

«In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà».

 

C Ed essi, pro­fondamente rattristati,

cominciarono ciascuno a domandargli:

 

P «Sono forse io, Signore?».

 

C Ed egli rispose:

 

«Colui che ha messo con me la mano nel piatto,

è quello che mi tradirà.

Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui;

ma guai a quell’uomo

dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito!

Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!».

 

C Giuda, il traditore, disse:

 

P «Rabbì, sono forse io?».

 

C Gli rispo­se:

 

«Tu l’hai detto».

 

C Ora, mentre mangiavano,

Gesù prese il pane,

recitò la benedizione,

lo spezzò

e, mentre lo dava ai discepoli, disse:

 

«Prendete, mangia­te:

questo è il mio corpo».

 

C Poi prese il calice,

rese grazie e lo diede loro, dicendo:

 

«Bevetene tutti,

perché questo è il mio sangue dell’al­leanza,

che è versato per molti per il perdono dei peccati.

Io vi dico

che d’ora in poi

non berrò di questo frutto della vite

fino al giorno in cui lo berrò nuovo

con voi, nel regno del Padre mio».

 

C Dopo aver cantato l’inno,

uscirono verso il monte degli Ulivi.

Allora Gesù disse loro:

 

«Questa notte per tutti voi sarò motivo di scandalo.

Sta scritto infat­ti:

“Percuoterò il pastore

e saranno disperse le pecore del gregge”.

Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea».

 

C Pietro gli disse:

 

P «Se tutti si scandalizze­ranno di te,

io non mi scandalizzerò mai».

 

C Gli disse Gesù:

 

«In verità io ti dico:

questa notte,

prima che il gallo canti,

tu mi rinnegherai tre vol­te».

 

C Pietro gli rispose:

 

P «Anche se dovessi morire con te,

io non ti rinnegherò».

 

C Lo stesso dissero tutti i discepoli.

Allora Gesù andò con loro in un podere,

chia­mato Getsèmani,

e disse ai discepoli:

 

«Sede­tevi qui,

mentre io vado là a pregare».

 

C E, pre­si con sé Pietro e i due figli di Zebedeo,

comin­ciò a provare tristezza e angoscia.

E disse lo­ro:

 

«La mia anima è triste fino alla morte;

re­state qui e vegliate con me».

 

C Andò un poco più avanti,

cadde faccia a terra e pregava, dicen­do:

 

«Padre mio,

se è possibile, passi via da me questo calice!

Però non come voglio io, ma come vuoi tu!».

 

C Poi venne dai discepoli e li trovò addor­mentati.

E disse a Pietro:

 

«Così, non siete stati capaci di vegliare con me una sola ora?

Vegliate e pregate, per non entrare in tenta­zione.

Lo spirito è pronto, ma la carne è debo­le».

 

C Si allontanò una seconda volta e pregò dicendo:

 

«Padre mio,

se questo calice non può passare via senza che io lo beva,

si com­pia la tua volontà».

 

C Poi venne e li trovò di nuovo addormentati,

perché i loro occhi si era­no fatti pesanti.

Li lasciò,

si allontanò di nuo­vo

e pregò per la terza volta, ripetendo le stes­se parole.

Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro:

 

«Dormite pure e riposatevi!

Ecco, l’ora è vicina

e il Figlio dell’uomo viene consegnato in mano ai peccatori.

Alzatevi, andiamo!

Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

 

C Mentre ancora egli parlava,

ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici,

e con lui una grande folla con spade e bastoni,

mandata dai capi dei sa­cerdoti e dagli anziani del popolo.

Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo:

 

P «Quello che bacerò, è lui;

arrestatelo!».

 

C Subito si av­vicinò a Gesù e disse:

 

P «Salve, Rabbì!».

 

C E lo baciò.

E Gesù gli disse:

 

«Amico, per questo sei qui!».

 

C Allora si fecero avanti,

misero le ma­ni addosso a Gesù

e lo arrestarono.

Ed ecco,

uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada,

la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote,

staccandogli un orecchio.

Allora Gesù gli disse:

 

«Rimetti la tua spada al suo po­sto,

perché tutti quelli che prendono la spada,

di spada moriranno.

O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli?

Ma allora come si compirebbero le Scritture,

secondo le quali così deve avvenire?».

 

C In quello stesso momento Gesù disse alla folla:

 

«Come se fossi un ladro siete venuti a prender­mi

con spade e bastoni.

Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare,

e non mi avete arrestato.

Ma tutto questo è avvenuto

perché si compis­sero le Scritture dei profeti».

 

C Allora tutti i disce­poli lo abbandonarono e fuggirono.

Quelli che avevano arrestato Gesù lo condus­sero dal sommo sacerdote Caifa,

presso il quale si erano riuniti gli scribi e gli anziani.

Pietro intan­to lo aveva seguito,

da lontano,

fino al palazzo del sommo sacerdote;

entrò e stava seduto fra i servi,

per vedere come sarebbe andata a finire.

I capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio

cercava­no una falsa testimonianza contro Gesù,

per metterlo a morte;

ma non la trovarono,

sebbe­ne si fossero presentati molti falsi testimoni.

Finalmente se ne presentarono due, che afferma­rono:

 

P «Costui ha dichiarato:

“Posso distrugge­re il tempio di Dio

e ricostruirlo in tre giorni”».

 

C Il sommo sacerdote si alzò e gli disse:

 

P «Non rispondi nulla?

Che cosa testimoniano costoro contro di te?».

 

C Ma Gesù taceva.

Allora il sommo sacerdote gli disse:

 

P «Ti scongiuro, per il Dio vivente,

di dirci se sei tu il Cristo, il Figlio di Dio».

 

«Tu l’hai detto

 

C - gli rispose Gesù - ;

 

anzi io vi dico:

d’ora innanzi vedrete il Fi­glio dell’uomo

seduto alla destra della Potenza

e venire sulle nubi del cielo».

 

C Allora il sommo sacerdote si stracciò le ve­sti dicendo:

 

P «Ha bestemmiato!

Che bisogno abbiamo ancora di testimoni?

Ecco, ora avete udito la bestemmia;

che ve ne pare?».

 

C E quelli risposero:

 

P «È reo di morte!».

 

C Allora gli sputarono in faccia e lo percossero;

altri lo schiaffeggiarono, dicendo:

 

P «Fa’ il profeta per noi, Cristo!

Chi è che ti ha colpito?».

 

C Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile.

Una giovane serva gli si avvicinò e dis­se:

 

P «Anche tu eri con Gesù, il Galileo!».

 

C Ma egli negò davanti a tutti dicendo:

 

P «Non capisco che cosa dici».

 

C Mentre usciva verso l’atrio,

lo vide un’altra serva e disse ai presenti:

 

P «Costui era con Gesù, il Nazareno».

 

C Ma egli negò di nuovo, giurando:

 

P «Non conosco quell’uomo!».

 

C Dopo un poco,

i presenti si av­vicinarono e dissero a Pietro:

 

P «E vero, anche tu sei uno di loro:

infatti il tuo accento ti tradisce!».

 

C Allora egli cominciò a imprecare e a giurare:

 

P «Non conosco quell’uomo!».

 

C E su­bito un gallo cantò.

E Pietro si ricordò della pa­rola di Gesù, che aveva detto:

«Prima che il gal­lo canti,

tu mi rinnegherai tre volte».

E, uscito fuori,

pianse amaramente.

 

Venuto il mattino,

tutti i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo

tennero consiglio contro Gesù per farlo morire.

Poi lo misero in catene,

lo condussero via e lo consegnarono al governa­tore Pilato.

Allora Giuda - colui che lo tradì -,

vedendo che Gesù era stato condannato,

preso dal rimorso,

riportò le trenta monete d’argento

ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo:

 

P «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocen­te».

 

C Ma quelli dissero:

 

P «A noi che importa?

Pensaci tu!».

 

C Egli allora,

gettate le monete d’argento nel tempio,

si allontanò

e andò a im­piccarsi.

I capi dei sacerdoti, raccolte le mone­te, dissero:

 

P «Non è lecito metterle nel tesoro,

perché sono prezzo di sangue».

 

C Tenuto con­siglio,

comprarono con esse il “Campo del va­saio”

per la sepoltura degli stranieri.

Perciò quel campo fu chiamato “Campo di sangue”

fi­no al giorno d’oggi.

Allora si compì

quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia:

«E presero trenta monete d’argento,

il prezzo di co­lui che a tal prezzo fu valutato

dai figli d’Israele,

e le diedero per il campo del vasaio,

come mi aveva ordinato il Signore».

Gesù intanto comparve davanti al governa­tore,

e il governatore lo interrogò dicendo:

 

P «Sei tu il re dei Giudei?».

 

C Gesù rispose:

 

«Tu lo dici».

 

C E mentre i capi dei sacerdoti e gli anziani lo accusavano,

non rispose nulla.

Allora Pilato gli disse:

 

P «Non senti quante testimonianze portano contro di te?».

 

C Ma non gli rispose neanche una parola,

tanto che il governatore rimase assai stupito.

A ogni festa,

il governatore era solito rimettere in libertà per la folla

un carcerato, a loro scelta.

In quel mo­mento avevano un carcerato famoso,

di nome Barabba.

Perciò, alla gente che si era raduna­ta, Pilato disse:

 

P «Chi volete che io rimetta in li­bertà per voi:

Barabba o Gesù, chiamato Cri­sto?».

 

C Sapeva bene infatti

che glielo aveva­no consegnato per invidia.

Mentre egli sedeva in tribunale,

sua moglie gli mandò a dire:

 

P «Non avere a che fare con quel giusto,

perché oggi, in sogno,

sono stata molto turbata per causa sua».

 

C Ma i capi dei sacerdoti e gli anziani

persuasero la folla a chiedere Barabba e a far morire Gesù.

Allora il governatore domandò loro:

 

P «Di questi due,

chi volete che io rimetta in libertà per voi?».

 

C Quelli risposero:

 

P «Barabba!».

 

C Chiese loro Pilato:

 

P «Ma allora,

che farò di Gesù, chiamato Cristo?».

 

C Tutti risposero:

 

P «Sia crocifisso!».

 

C Ed egli disse:

 

P «Ma che male ha fatto?».

 

C Essi allora gridavano più forte:

 

P «Sia crocifisso!».

 

C Pilato, visto che non otteneva nulla,

anzi che il tumulto aumentava,

prese dell’acqua e si lavò le mani davanti alla folla, dicendo:

 

P «Non sono responsabile di questo sangue.

Pensateci voi!».

 

C E tutto il popolo rispose:

 

P «Il suo sangue ricada su di noi e sui nostri fi­gli».

 

C Allora rimise in libertà per loro Barab­ba

e, dopo aver fatto flagellare Gesù,

lo conse­gnò perché fosse crocifisso.

Allora i soldati del governatore condussero Gesù nel pretorio

e gli radunarono attorno tutta la truppa.

Lo spogliarono,

gli fecero indossare un mantello scarlatto,

intrecciarono una coro­na di spine,

gliela posero sul capo

e gli misero una canna nella mano destra.

Poi, inginocchian­dosi davanti a lui, lo deridevano:

 

P «Salve, re dei Giudei!».

 

C Sputandogli addosso,

gli tolse­ro di mano la canna e lo percuotevano sul capo.

Dopo averlo deriso,

lo spogliarono del mantel­lo e gli rimisero le sue vesti,

poi lo condussero via per crocifiggerlo.

Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirene,

chiamato Simone,

e lo costrinsero a por­tare la sua croce.

Giunti al luogo detto Gòlgota,

che significa «Luogo del cranio»,

gli diedero da bere vino mescolato con fiele.

Egli lo assag­giò, ma non ne volle bere.

Dopo averlo crocifis­so,

si divisero le sue vesti, tirandole a sorte.

Poi, seduti, gli facevano la guardia.

Al di so­pra del suo capo

posero il motivo scritto della sua condanna:

«Costui è Gesù, il re dei Giu­dei».

Insieme a lui vennero crocifissi due ladro­ni,

uno a destra e uno a sinistra.

Quelli che passavano di lì

lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo:

 

P «Tu, che di­struggi il tempio e in tre giorni lo ricostruisci,

sal­va te stesso,

se tu sei Figlio di Dio,

scendi dalla croce!».

 

C Così anche i capi dei sacerdoti, con gli scribi e gli anziani,

facendosi beffe di lui dice­vano:

 

P «Ha salvato altri e non può salvare se stesso!

È il re d’Israele;

scenda ora dalla croce e crederemo in lui.

Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuoi bene.

Ha detto infatti: “Sono Figlio di Dio”!».

 

C Anche i ladroni crocifissi con lui

lo insultavano allo stesso modo.

A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra,

fino alle tre del pomeriggio.

Verso le tre, Gesù gridò a gran voce:

 

«Eli, Eli, lemà sabactàni?»

 

C che significa:

«Dio mio, Dio mio, per­ché mi hai abbandonato?».

Udendo que­sto, alcuni dei presenti dicevano:

 

P «Costui chiama Elia».

 

C E subito uno di loro corse a prendere una spugna,

la inzuppò di aceto,

la fissò su una canna e gli dava da bere.

Gli altri dicevano:

 

P «Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!».

 

C Ma Gesù di nuovo

gridò a gran voce

ed emise lo spirito.

 

 

(Qui si genuflette e si fa una breve pausa).

 

 

Ed ecco, il velo del tempio si squarciò in due,

da cima a fondo,

la terra tremò,

le rocce si spezzarono,

i sepolcri si aprirono

e molti corpi di santi, che erano morti, risuscitarono.

Uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione,

entra­rono nella città santa e apparvero a molti.

Il centurione,

e quelli che con lui facevano la guar­dia a Gesù,

alla vista del terremoto e di quello che succedeva,

furono presi da grande timore e dicevano:

 

P «Davvero costui era Figlio di Dio!».

 

C Vi erano là anche molte donne, che osser­vavano da lontano;

esse avevano seguito Gesù dalla Galilea per servirlo.

Tra queste c’erano Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo.

Venuta la sera,

giunse un uomo ricco, di Arimatèa, chiamato Giuseppe;

anche lui era diven­tato discepolo di Gesù.

Questi si presentò a Pilato e chiese il corpo di Gesù.

Pilato allora ordi­nò che gli fosse consegnato.

Giuseppe prese il corpo,

lo avvolse in un lenzuolo pulito

e lo de­pose nel suo sepolcro nuovo,

che si era fatto scavare nella roccia;

rotolata poi una grande pie­tra all’entrata del sepolcro,

se ne andò.

Lì, se­dute di fronte alla tomba,

c’erano Maria di Màgdala e l’altra Maria.

Il giorno seguente, quello dopo la Parascève,

si riunirono presso Pilato i capi dei sa­cerdoti e i farisei,

dicendo:

 

P «Signore, ci sia­mo ricordati che quell’impostore,

mentre era vi­vo, disse:

“Dopo tre giorni risorgerò”.

Ordina dunque che la tomba venga vigilata

fino al ter­zo giorno,

perché non arrivino i suoi discepoli,

lo rubino

e poi dicano al popolo:

È risorto dai morti”.

Così quest’ultima impostura

sarebbe peggiore della prima!».

 

C Pilato disse loro:

 

P «Avete le guardie:

andate e assicurate la sor­veglianza come meglio credete».

 

C «Essi an­darono e,

per rendere sicura la tomba,

sigillaro­no la pietra e vi lasciarono le guardie.

 

 

Parola del Signore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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