Domenica 15 dicembre 2019
per comprendere le letture di oggi bisogna ricordare che ai tempi di Gesù gli ebrei aspettavano da più di 500 anni il Messia, che vuol dire "unto" a ricordo che i legittimi re di Israele (discendenti di Davide) nel momento della salita al trono venivano unti con olio benedetto. Quando - dopo la conquista babilonese del 585 a. C. - non vi fu più un re-messia "unto del Signore", il popolo sostenuto da molte profezie della Sacra Scrittura aveva cominciato a sperare nella venuta di un nuovo Messia, cui si erano aggiunte via via alle caratteristiche originarie prevalentemente politiche, delle dimensioni spirituali e quasi divine: ne è testimonianza la prima lettura (Isaia 35,1-6a.8a.10) che allude al ritorno del Messia come a un'epoca di prosperità, pace e gioia per Israele, quando i sordi udranno, i ciechi vedranno, i muti parleranno e gli zoppi salteranno. Questa visione gioiosa del re-messia non ne metteva però in ombra l'indole guerriera, come è adombrato da quella frase: "Giunge a voi la vendetta, la ricompensa divine. Egli viene a salvarvi". E dove c'è vendetta c'è violenza, guerra e sopraffazione. Il Vangelo di oggi (Matteo 11,2-11) mette in evidenza che il popolo aveva identificato il Messia tanto atteso nella persona di Gesù di Nazaret, che non a caso era stato soprannominato il Cristo che vuol dire appunto messia nella traduzione greca, lingua con cui sono scritti i Vangeli. A convincere la gente erano state soprattutto le parole di Giovanni Battista, che però si trovava in quel momento già in prigione e qui aveva avuto motivo di riflettere ed era piombato in una specie di crisi di identità, chiedendosi se non avesse sbagliato tutto fraintendendo il messaggio divino e puntando sulla persona sbagliata. Sì, perché Gesù non corrispondeva affatto all'idea di Messia che si era fatta lui, coincidente con le attese della gente comune: un re di dimensioni quasi divine che impone la pace con la forze delle armi presentandosi come un giudice implacabile che "tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento, ma brucerà la paglia con fuoco inestinguibile" (Mt 3,12). Ma Gesù non corrispondeva affatto a questa immagine, per cui Giovanni gli manda a dire: "Sei tu o dobbiamo aspettarne un altro?". Al che Gesù risponde con una certa durezza: ma non li vedi i segni? Quelli di cui parla Isaia? I ciechi vedono, i lebbrosi guariscono, i sordi odono, gli zoppi camminano; perfino ci sono dei morti che risuscitano, e tutto questo fa parte del Vangelo, il buon messaggio che viene annunziato a tutti, a partire dai più poveri. E finisce con una stoccata: "E beato colui che non trova in me motivo di scandalo", dove scandalo significa ostacolo che fa inciampare. E' una beatitudine che agli orecchi di Giovanni dev'essere suonata come un rimprovero: se ti scandalizza (cioè ostacola il tuo modo di pensare) il modo in cui io faccio il Messia, allora alla tua fede manca qualcosa. E poi si lancia in una lode del Battista come quello che ha preannunciato il suo arrivo con fermezza (è stato il contrario di una canna che si piega al vento) e senza cedere a tantazioni di potere o ricchezza, tanto da eessere più che un profeta, il più grande fra i figli di donna. Ma il suo tempo è passato: adesso e per il futuro qualsiasi discepolo di Gesù è più grande di lui. Potrei finirla qui, ma mi preme fare una considerazione: spesso ognuno di noi è certo che le sue convinzioni siano quelle giuste, e poi se qualcosa va storto, ecco la crisi: ho fatto tutto per niente; mi sono buttato (o buttata) nel lavoro e adesso che cosa ho in mano? Perché i figli non mi ascoltano anche se ho ragione? Io gli amici li ho aiutati, ma adesso che ho bisogno io, dove sono loro? (magari ci sono, ma a te non basta mai). E allora ce la prendiamo con il mondo perché "è brutto, una volta invece era meglio..." o con la società "perché non funziona, una volta invece..." o con le famiglie (ovviamente quelle degli altri) "perché non sanno educare i figli" e così via... senza pensare che un po' di umiltà risolverebbe tante cose, un po' di mitezza addolcirebbe certe prese di posizione, un po' di disponibilità sfonderebbe forse certe corazze di risenti- mento... un po' di Vangelo - il buon messaggio di amore annunciato dal vero Messia - messo nella vita di ogni giorno risolverebbe tante piccole e grandi imperfezioni rendendo a tutti la vita migliore. Pace e bene a tutti.
Al pozzo del cuore di Dio: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.
Nelle domeniche e nelle solennità del periodo di Avvento e di Natale, a cominciare da domenica prossima 1 dicembre si tengono i vespri (con benedizione eucaristica) accompagnati da una breve meditazione del parroco, che quest'anno presenterà l'Esortazione Apostolica di papa Francesco "Christus vivit" ai giovani e a tutto il popolo di Dio, un capitolo per volta. Nelle domeniche 15, 22, 29 dicembre e 5 gennaio i vespri si terranno alle ore 16,00 nel coro della Basilica, con accesso dalle due apertura ai fianchi dell'altare maggiore. Nelle solennità di Natale, di Capodanno e dell'Epifania i vespri si terranno in Basilica alle ore 18,00.