Domenica 17 novembre 2019
tutto ciò che ha avuto un inizio avrà anche una fine: così è per la nostra vita, così è anche per il mondo che ci ospita. E di questo pare essere convinta anche la scienza, visto che la più recente ipotesi (perché tale è, anche se suffragata da una serie di osservazioni astronomiche) - quella del "grande scoppio" o "big bang" - suppone che l'universo abbia avuto origine da un'esplosione di materia e che dopo una fase di espansione (in cui attualmente si trova) sia poi destinato a "tornare indietro" raggomitolandosi su se stesso e cessando così di esistere nella sua forma attuale. Così è orientata anche la nostra fede, di cui la prima lettura (Malachia 3,19-20a) è una delle più antiche testimonianze: il nostro mondo finirà nel giorno rovente come un forno, immagine appropriata per descrivere la totale distruzione di tutto ciò che esiste. Quanti però hanno vissuto con giustizia e amore sopravvivranno e vedranno "il sole di giustizia sorgere con raggi benefici", raffigurazione della vita che non tramonta. E intanto come dobbiamo vivere? Ce lo dice san Paolo nella secondo lettura (2Tessalonicesi 3,7-12): nella comunità di Tessalonica (attuale Salonicco) si credeva che il ritorno glorioso di Cristo fosse imminente, per cui molti avevano smesso di lavorare e di provvedere alle famiglie perché pensavano non fosse più necessario, e così se ne stavano in ozio che, come dice il proverbio, è" il padre dei vizi". San Paolo quindi li invita a non pensare alla fine del mondo, ma a vivere nell'oggi, a vivere lavorando, mantenendo i propri cari e trascorrendo una vita normale con fede e amore: è questo il modo migliore per prepararsi alla venuta di Gesù. Perché il Signore verrà di sicuro e se la fine del mondo è ancora (forse) lontana e avvolta nel mistero, siamo certi che la nostra fine personale, la morte, arriverà di sicuro, e che proprio in quel momento incontreremo Gesù, e il nostro miglior biglietto di presentazione sarà una vita onesta, operosa, attenta alle esigenze altrui. In fondo questo è anche il messaggio del Vangelo (Luca 21,5-19). A quanti chiedono quando arriverà la fine Gesù elenca una serie di segni: falsi profeti; guerre e rivoluzioni; terremoti, carestie e pestilenze; segni grandiosi nel cielo (tipo eclissi, comete, ma anche tornadi, tempeste, "bombe d'acqua" etc.); e soprattutto persecuzioni. A ben pensarci, sono tutte cose che da quando il mondo è mondo esistono e si ripetono: i falsi profeti li troviamo in ogni epoca, quando arriva qualcuno che si presenta come l'uomo del momento capace di risolvere tutti i problemi della gente, rivelandosi poi per quello che è, un bieco tiranno o un fenomeno da baraccone totalmente inaffidabile; quanto a terremoti, epidemie, guerre e quant'altro, la triste realtà è che ce ne sono sempre in una parte o nell'altra del globo terrestre; le persecuzioni infine da quando esiste la chiesa non sono mai mancate e anche oggi ne abbiamo la terribile testimonianza in vari luoghi della terra quando sentiamo di chiese bruciate o di cristiani incarcerati o uccisi per la loro fede. Insomma: non ci sono segni della fine del mondo, perché quella la decide Dio e qualunque momento può essere quello buono. Gesù però si sofferma sulla testimonianza, che deve essere la nota distintiva della vita di ogni cristiano. Testimoniare significa far vedere che si è cristiani, e questo bisogna farlo sia nella vita quotidiana che nella persecuzione che è presente - magari non ce ne rendiamo conto - anche nella normale esistenza di ogni giorno: pensiamo a quei ragazzi che vengono presi in giro da presunti amici perché vanno a messa, a quelle persone che nei luoghi di lavoro sono derise perché hanno fede e la dimostrano, a una certa cultura attuale che emargina i credenti etc. Sono valide anche per noi le parole di Gesù: "Avrete allora occasione di dare testimonianza". Pace e bene a tutti.
“Al pozzo del cuore di Dio”: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.