Domenica 28 ottobre 2018
Parola vivente - Le letture della domenica
Carissimi fratelli e sorelle,
il Vangelo di oggi (Marco 10,46-52) ci mostra Gesù mentre attraversa Gerico percorrendo la via principale del paese per recarsi a Gerusalemme, meta finale della sua esistenza terrena. Lo accompagna una grande folla, e possiamo chiederci: cosa vedeva in Lui tutta quella gente? Cosa cercava? Da cosa era spinta?E che fine ha fatto tutto quell'entusiasmo quando di lì a poco egli sarebbe stato accusato, condannato e messo in croce? Sono domande cui certamente in quel momento ognuno avrà dato la sua risposta, inevitabilmente parziale e spesso sbagliata. Dopo 2000 anni poco è cambiato: se chiedi a qualcuno chi è Gesù, i più risponderanno che è il Figlio di Dio, ma che abbiano capito cosa significhi possiamo solo supporlo, ognuno si sarà fatto un'idea sua, più o meno corretta, più o meno superficiale; in ogni caso basta guardarsi intorno per vedere che molti - anche fra quelli che dicono di credere - vivono come se Gesù non influisse minimamente sulla loro esistenza. Il Vangelo ci dice che in mezzo alla folla uno solo si era reso conto di chi fosse veramente quell'uomo che stava passandogli accanto circondato da tante persone: quel mendicante cieco capisce subito, istintivamente, che Gesù è uno che può cambiargli la vita, è il Messia "figlio di Davide", l'inviato di Dio che in molti passi dell'Antico Testamento (fra cui la prima lettura di oggi, Geremia 31,7-9) veniva presentato come uno che avrebbe dato nuove prospettive di vita e di libertà a tutti, compresi gli zoppi e i ciechi. Si, perché a quei tempi non c'era alcuna attenzione né sensibilità nei confronti dei portatori di handicap: considerati come un peso dalle famiglie, venivano portati dall'alba al tramonto sulle strade e nelle piazze a chiedere l'elemosina. Così era anche per questo cieco, che passava tutto il giorno seduto sul suo logoro mantello a chiedere con la mano tesa qualche spicciolo ai passanti. Quel mantello era diventato il suo orizzonte di vita, o meglio la sua prigione, la condanna per la colpa di non essere come gli altri. Lui e quelli come lui erano i più poveri fra i poveri, i veri emarginati di quel tempo. E non avevano nessun diritto, neanche quello di avere un nome proprio, visto che in ebraico Bartimeo non è un nome, significa letteralmente "figli di Timeo": a quei tempi il nome indicava la persona, e quindi quest'uomo non era considerato e trattato come una persona. Per questo quando comincia a gridare per attirare l'attenzione di Gesù molti cercano di farlo tacere, perché una non-persona non è degna dell'attenzione del Maestro. Sempre la stessa storia, e oggi non è poi così diverso, anche se noi siamo certamente "più civili" (ma è proprio vero?). Lo sanno bene quei ragazzi che vengono emarginati dagli amici o fatti oggetto di pesanti prese in giro (e molto peggio) nei cosiddetti "social", o evitati perché poco brillanti o per il loro fisico non rispondente ai criteri odierni che privilegiano la "carrozzeria" (l'aspetto esteriore) al "motore" (il cervello); lo sanno bene quegli anziani che molte, troppe volte quando esprimono un'opinione si sentono dire "taci tu, che non sei più al passo coi tempi"; lo sanno anche quagli che arrivano da noi con la speranza di un futuro migliore e a volte si vedono le porte chiuse in faccia, e così via... Già, ogni epoca ha i suoi emarginati, e non so se la nostra sia meglio di quella in cui viveva quel cieco, che però non si arrende e grida ancora più forte: "Figlio di Davide, abbi pietà di me". Gesù lo sente, lo chiama, e quanti prima avevano cercato di metterlo a tacere, adesso gli dicono: "Coraggio, alzati, ti chiama". E quell'uomo capisce subito che la sua vita cambierà: il gesto di di gettare via il mantello è estremamente significativo, perché quel mantello era la sua emarginazione, era quella prigione invisibile in cui era stato rinchiuso per tutta la vita, era il segno del disprezzo di chi lo considerava non-persona. Ma Gesù la vita la può cambiare, basta incontrarlo e chiederglielo. Al cieco è capitato così: Gesù ha ascoltato il suo grido di aiuto, gli ha chiesto di cosa avesse bisogno; il cieco ha chiesto la vista, e la vista ha ottenuto, accompagnata da una semplice, fondamentale frasetta: "Va', la tua fede ti ha salvato". Sì, Gesù può cambiare la vita anche a te: ogni giorno puoi chiedergli di cambiartela, di renderla migliore, di farti vedere meglio ciò che conta veramente per te e per gli altri. Chiediglielo, abbi la stessa fede di quel cieco che ha dimostrato di "saperci vedere" molto bene ancora prima di ottenere la vista perché ha capito che quell'uomo di passaggio era ben più di un uomo, era il Figlio di Dio (come ci ricorda da seconda lettura, Lettera agli Ebrei 5,1-6) su cui poter contare in ogni momento. Pace e bene a tutti.
Le letture della solennità di Tutti i Santi
Nella prima lettura (Apocalisse 7,2-4.9-14) S. Giovanni ci offre una visione del paradiso dicendoci di non avere paura, perché nella Casa di Dio c'è posto per tutti. Il numero 144.000 non va preso alla lettera perché 144 è il quadrato di 12, che simbolicamente esprime le scelte di Dio all'interno dell'umanità da Lui creata: fra tutti i popoli egli sceglie le 12 tribù di Israele per avviare il suo progetto di salvezza; fra i suoi discepoli Gesù sceglie 12 apostoli per fondare la sua chiesa. Ora 12x12 fa 144: significa che la scelta di Dio si amplia ad un numero sovrabbondante di persone; il tutto viene moltiplicato per mille, numero simbolo della tendenza all'infinito. La Chiesa è il nuovo Israele, comunità di credenti destinata ad ampliarsi sempre di più includendo tutti i popoli e tutte le culture: quanti accolgono la Parola di Dio e la mettono in pratica, a qualunque nazione appartengano e qualunque lingua parlino, sono destinati a rimanere con Lui in eterno nell'assemblea dei santi. Ma cosa vuol dire essere santi? Lo stesso apostolo nella seconda lettura (I lettera di san Giovanni 3,1-3) ci ricorda che i santi sono i figli di Dio, quelli che stanno dalla parte del Signore, rifiutando la logica del "mondo" che è ricerca inesausta di soddisfazione, piacere, potere, denaro mettendo da parte tutto ciò che ci indirizza verso il bene altrui. Nel vangelo (Matteo 5,1-12a) le Beatitudini ci indicano la strada della santità (di cui non a caso il termine beatitudine è sinonimo). Beati sono i poveri in spirito, cioè quelli che si ritengono poveri di fronte a Dio e sanno di avere bisogno di Lui, vale a dire chi ha fede e non riesce a concepire la propria vita senza la presenza del Signore. Beati sono quelli che si trovano nel pianto, indipendentemente dai loro meriti, perché Gesù va incontro a loro per primi: malati, indemoniati, orfani e vedove, poveri, lebbrosi etc.. Beati sono coloro che si sforzano di imitare il comportamento di Dio che è mitezza, purezza, misericordia, giustizia, onestà, pace. E beato è chi sa pagare di persona per la propria fede e i propri ideali di giustizia. Su questa strada ci siamo un po' tutti: Gesù non ci chiede a che punto del cammino siamo arrivati, ma semplicemente di camminare come siamo capaci: l'importante è non rimanere alla porta a guardare... Pace e bene a tutti.
Il parroco don Alberto
Avvisi Parrocchiali
“Al pozzo del cuore di Dio”: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.
Ogni giorno ore 18,30 per tutto il mese: S. Rosario secondo le intenzioni di papa Francesco e del vescovo Claudio.
Catechesi dei ragazzi dalla prima elementare alla terza media: ogni mercoledì dalle 16,45 alle 17,45.
Giovanissimi - adolescenti: domenica ore 18,00 i più giovani, gli altri al sabato pomeriggio. Gli orari sono suscettibili di cambiamenti in base alle esigenze dei ragazzi.
Gruppo prima media: sabato ore 15,00 in Patronato (sospeso sabato 3).
Catechesi degli adulti: ogni lunedì alle ore 16,00 nella Sala del Capitolo. Tema dell'anno: approfondimento dei contenuti della S. Messa..
Gruppo Adulti di Azione Cattolica: ogni martedì alle ore 17,30 nella Sala Parrocchiale per riflettere insieme sulle letture della domenica successiva.
Gruppo terza età "Lavoro e sorriso": ogni giovedì dalle ore 16,00 alle 18,00 nella Sala Parrocchiale.
Giovedì 1 novembre: Solennità di Tutti i Santi, orario festivo (la S. messa delle 19,00 di martedì 31 sarà prefestiva). Alle ore 18,30 reciteremo il Santo Rosario per i nostri defunti davanti all'Altare delle Anime.
Venerdì 2 novembre: Commemorazione dei fedeli defunti. Le Ss. Messe avranno orario feriale; nella S. Messa delle ore 19,00 ricorderemo i fedeli defunti dello scorso anno (a partire dal 2 novembre 2016) che verranno nominati uno per uno nella preghiera dei fedeli. Inoltre siccome nella nostra Basilica ci sono molte tombe (ben visibili nel pavimento), faremo una preghiera speciale anche per i defunti ivi sepolti.
Alle ore 15,00 nel Cimitero Maggiore il Vicario Generale celebrerà la S. Messa con il Rito di benedizione delle tombe.
Dalle ore 12,00 dell'1 novembre all'intera giornata del 2 si può ottenere l'Indulgenza plenaria per i propri defunti. Condizioni: Confessione e Comunione; visita ad una chiesa parrocchiale od altro oratorio con recita del Padre Nostro, del Credo e di una preghiera secondo le intenzioni del Papa. L'indulgenza può anche essere ottenuta una volta al giorno dall'1 all'8 novembre con una visita al cimitero.
Domenica 4 novembre ci sarà una raccolta di generi alimentari per le "borse della spesa": l'avviso specifico è nel bancone del Crocifisso.
Sabato 17 novembre alle ore 20,00 nella Sala Parrocchiale si terrà la tradizionale cena di inizio anno catechistico, cui sono invitati i ragazzi e le loro famiglie condividendo ciò che ognuno avrà portato.