Orari S. Messe

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Domenica 22 gennaio 2017

Parola vivente - Le letture della Domenica

 

Carissimi fratelli e sorelle,

           chi va in pellegrinaggio in Terra Santa di solito prima di arrivare a Gerusalemme trascorre alcuni giorni in Galilea, perché qui tutto parla di Gesù: da Nazaret a Cana a Cafarnao al Monte delle Beatitudini al “Mare di Galilea” al Tabor è tutto un itinerario sulle orme di Cristo, un itinerario carico di emozione perché sai che stai passando per le stesse strade dove Lui è passato, strade santificate dalla Sua presenza: qui ha predicato più a lungo, qui ha fatto la maggior parte dei suoi miracoli, qui ha annunciato il suo Vangelo e qui ha condotto una vita normale nei suoi primi trent’anni, in quella piccola casa che in parte è conservata a Nazaret, nella grande Basilica che vi è stata costruita sopra. Sì, decisamente quando si va in Galilea si ha l’impressione di entrare in una terra benedetta, una terra santa. Ma ai tempi di Gesù - e anche prima come testimonia il profeta Isaia (8,23b-93) - le cose non stavano così, anzi questa regione era chiamata “Galilea delle genti” perché era la periferia dell’antico Israele, un territorio di confine, una zona che oggi chiameremmo “multietnica” perché abitata da una maggioranza di ebrei, ma anche da una forte minoranza di membri di altri popoli (che venivano appunto chiamati sbrigativamente “le genti): mercanti greci che vi risiedevano a motivo delle grandi strade che vi confluivano (come la “via del mare” citata nel vangelo), ma anche romani, siriaci, fenici etc. Insomma era una “zona mista” guardata con sospetto dalle autorità religiose giudaiche. Eppure Gesù svolge gran parte della sua missione proprio in questa periferia: forse già questo indica una precisa volontà, comunicata a tutti quelli che sono venuti dopo di lui, compresi noi oggi di indicare la periferia - ogni tipo di periferia, quella geografica, ma anche quella esistenziale, quella sociale, quella culturale… - come orizzonte dell’azione evangelizzatrice della Chiesa. Il Vangelo di oggi (Matteo 4,12-23) ci ricorda che proprio qui, in Galilea, Egli lancia lo slogan di apertura - “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” - intorno al quale ruoterà tutto l’annuncio del Vangelo. Ed è in vista dell’annuncio che fin dall’inizio in Galilea Gesù sceglie 12 collaboratori, gli apostoli (parola che significa “inviati”). I primi quattro sono pescatori del lago di Genesaret, chiamato anche “mare di Galilea”, e sono i più importanti, quelli che costituiranno la cerchia dei suoi più stretti collaboratori: Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni. Il gruppo apostolico sarà composto anche da persone provenienti da altri ambienti, comprendendo perfino un pubblicano e uno zelota. Ma i primi e più importanti sono dei pescatori, gente umile e poco istruita che sgobbava sulle barche tutto il giorno (o tutta la notte a seconda delle stagioni). C’è da chiedersi come mai abbia scelto proprio loro. I primi due sono chiamati mentre gettano le reti in mare: il pescatore non è un cacciatore, non insegue la preda per ammazzarla, ma getta una rete sperando che i pesci vi entrino, la tira su e la getta di nuovo, e aspetta, con infinita pazienza e grande fatica (a quei tempi si faceva tutto a mane e senza tutti quegli aiuti tecnologici che oggi rendono la pesca più facile); il pesce non è costretto ad entrare nella rete, tanto che questa a volte resta vuota, e allora si ricomincia. A questi Gesù dice: “Vi farò pescatori di uomini”, frase quanto mai indicativa per ogni annunciatore del Vangelo - prete, suora o laico (catechista, animatore, volontario etc.) che sia - chiamato a gettare la rete del Vangelo usando tutte le sue capacità, ma sapendo che il risultato non dipende da lui, ma dalla rete ,cioè dal Vangelo; e con la differenza che mentre nella rete dei pescatori i pesci entrano perché la trovano nella loro strada e vi si impigliano perdendovi la vita, la rete del Vangelo è una rete di vita gettata come una proposta di misericordia e di pace, capace di attirare per forza propria le persone, e se pochi accettano la proposta, il “pescatore di uomini” non si arrende, ma continua a gettarla con pazienza e senza stancarsi. Gli altri due apostoli sono chiamati mentre stanno riparando le reti, e qui c’è la seconda funzione del “pescatore di uomini”: man mano che la rete del Vangelo viene gettata ne nasce un’altra attraverso la quale il “Buon Messaggio” continua a diffondersi sempre di più e sempre più capillarmente. Questa rete è la chiesa, la comunità dei credenti i cui intrecci sono formati dai cristiani uniti fra di loro con nodi di amore e di solidarietà. Questa reta ha lo scopo di annunciare il Vangelo nella vita quotidiana e nei suoi molteplici ambienti (famiglia, lavoro, scuola, sport, divertimento…) rendendolo attraente per le persone indifferenti o lontane. La chiesa però è una rete molto delicata: il “fattore umano” è sempre in agguato provocando invidie, gelosie, pettegolezzi, divisioni che lasciate a se stesse provocano dei veri e propri squarci, lacerazioni che non di rado hanno bloccato e bloccano la vita di tante parrocchie e gruppi. La funzione del “pescatore di uomini” allora è di porre riparo, prevenire le divisioni, ricucire gli squarci dovuti ad invidie e rivalità...cucire, mai tagliare. E’ quanto fa san Paolo con la comunità di Corinto (seconda lettura, Prima lettera ai Corinti 1,10-13.17), dove poco tempo dopo la fondazione si erano già creati gruppi e gruppetti che si guardavano in cagnesco, ognuno pensando di essere migliore degli altri. San Paolo allora cosa fa? Ricuce gli strappi, richiama tutti all’unità perché solo nella testimonianza dell’amore reciproco fondato sulla compassione e sulla ricerca del bene di tutti la comunità cristiana può essere quella “rete di vita” capace di diventare Vangelo vivente. E’ il primo impegno per ogni pastore di anime. Pace e bene a tutti.

 

Il Parroco don Alberto

 

Avvisi Parrocchiali

“Al pozzo del cuore di Dio”: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.

Catechesi dei ragazzi dalla I elementare alla III media: ogni mercoledì ore 16,45 - 17,45.

Catechesi per i ragazzi: dalla prima elementare alla terza media ogni mercoledì ore 16,45 - 17,45.

Catechesi degli adulti: ogni lunedì in Sala del Capitolo alle ore 16,00; tema di quest’anno sarà il libro dei Salmi.

Gruppo Adulti di Azione Cattolica: ogni martedì alle ore 17,30 nella Sala Parrocchiale. L’incontro ha come tema il Vangelo della domenica successiva, è aperto a tutti ed è un’occasione da non sprecare.

Adolescenti II-III superiore: sabato pomeriggio, orario variabile; I superiore domenica tardo pomeriggio.

Gruppo Terza età “Lavoro e sorriso”: ogni giovedì ore 16,00 - 18,00.

Ogni mercoledì ore 21,00 nella Sala Parrocchiale (vic. Bovetta 14): percorso di avvicinamento al matrimonio cristiano per i fidanzati. A partire dal prossimo incontro non sono più ammesse nuove adesioni.

Un grande grazie a quanti domenica scorsa hanno portato i generi alimentari (o offerte in denaro) per le “borse della spesa” e ai volontari della Caritas Parrocchiale che li distribuiscono.

Ieri abbiamo celebrato il battesimo di Carlo e Umberto Dalla Nora; un augurio alla famiglia.

Oggi si tiene il primo incontro per i genitori e i bambini di prima elementare: ritrovo alle 10,00 nella Sala Parrocchiale (vic. Bovetta 14); al termine S. Messa per tutti alle ore 11,00. Domenica prossima 29 gennaio si terrà (con inizio alle 9,45) il terzo incontro per genitori e ragazzi di quarta elementare, per cui il catechismo per questo gruppo è sospeso mercoledì prossimo, perché sostituito da quello di domenica.

Il restauro del monumento ai Caduti, liberato dall’impalcatura prima di Natale, ha concluso la prima fase (ci auguriamo ce ne possano essere anche altre in futuro…) dei lavori di restauro che hanno coinvolto le tre statue della facciata, la cappella della Madonna del Carmine e il monumento sul lato esterno della Basilica. Si è pensato perciò di illustrare i lavori svolti con una conferenza - accompagnata dalla proiezione di immagini riguardanti le varie fasi dei restauri - che si terrà domenica prossima 22 gennaio alle ore 17,30 nella Sala del Capitolo, dal titolo “Scopritori di bellezza - Restauri al Carmine 2015 - 2016”. Interverranno il progettista e direttore dei lavori arch. Mario Bortolami e i restauratori Eugenio Rigoni (per la cappella del Carmine e il monumento ai caduti) e Giorgio Socrate (per le statue della facciata).

A conclusione dei lavori colgo l’occasione per ringraziare le tante persone - soprattutto parrocchiani - che hanno contribuito con le loro offerte. Oltre che un atto di generosità, è anche il segno di una partecipazione alla vita della parrocchia e di un’attenzione alle sue necessità, che sono tante...

Domani 23 gennaio alle ore 17,00 nella Sala del Capitolo le catechiste si ritrovano per un incontro di programmazione.

Dal 18 al25 gennaio si celebra la  Settimana di preghiera per l’Unità dei cristiani, che quest’anno ha come slogan “l’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione”: siamo invitati a pregare perché, sotto l’azione dello Spirito Santo, si ricomponga l’unità delle chiese. A livello diocesano ci sono molte occasioni di approfondimento che potete trovare nei manifesti esposti sulla bacheca in fondo alla Basilica.

Venerdì alle ore 21,00 nella Sala Parrocchiale si tiene il Consiglio Pastorale Parrocchiale.

 

 

 

Padova, 19 gennaio 2017

 

 

 

 

 

Il vescovo Claudio scrive alle comunità cristiane

 

della Chiesa di Padova

 

 

 

Sento il bisogno di farmi presente in questo momento di sofferenza della nostra Diocesi, sofferenza per me, per i preti, i diaconi, le persone consacrate, ma anche per tutte le nostre comunità. Immagino quanto siano provate, confuse, scandalizzate da vicende collegabili con la nostra Chiesa. Non è la prima volta che viene messa a prova la fede di tanti di noi.

 

Anche a me stesso ricordo che ogni Cristiano, ogni credente resta un uomo, che ogni giorno deve rinnovare, proprio per la sua fragilità di creatura, la sua alleanza con il Signore e la sua comunione con lui e con la comunità. Il male esiste anche nelle chiese come nei singoli credenti. Spero che queste esperienze non facciano ritenere inutile il nostro impegno per il bene, per la purezza, per l’onesta e per tutte le altre virtù umane che noi cristiani riteniamo necessarie per raccontare la nostra fede. Non cambiamo la strada indicata dal Vangelo e insieme continuiamo a lottare per il bene, nonostante tutto!

 

Anzi, sento ancora più urgente e necessario crescere nella Fede proprio a causa di queste “pesanti situazioni”, sento ancora più forte la chiamata a costruire la mia vita su Gesù e il suo Vangelo come su una roccia, l’unica sicura e so che sempre più tenacemente devo aggrapparmi a Lui, anche quando i miei compagni, quelli su cui contavo, tradiscono l’impegno preso insieme. Ne abbiamo attraversate altre di situazioni gravi e ogni volta sappiamo che dobbiamo tornare all’origine della nostra fede per trovare forza. Sappiamo anche che Dio sarà sempre fedele.

 

Adesso sono nella circostanza di dover cercare forza spirituale non solo per me stesso, ma anche per i miei fratelli nel presbiterato e nel diaconato e so che con loro siamo chiamati a sostenere voi carissimi fratelli e sorelle, voi che giustamente vi aspettate sostegno e aiuto dal nostro servizio. Altro non possiamo fare che inginocchiarci insieme e invocare aiuto e misericordia dal Signore. Sempre di più. Sapendo che nessuno è arrivato alla meta e che vive nel continuo pericolo di passare da santificatore a tentatore, da servo del bene a servo del male.

 

Vi ho raggiunto per chiedere una preghiera più intensa per la nostra Chiesa, per i suoi preti e diaconi, per le nostre famiglie, e anche per me: che il Signore ci soccorra e ci doni la sua pace.

 

Mi hanno fatto bene in queste settimane le preghiere, la vicinanza e la solidarietà di tanti fratelli e sorelle, soprattutto di tanti amici preti e vescovi. Mentre i nostri giornali si gloriano di aver bucato lo schermo a livello internazionale, io mi vergogno – non solo come uomo di Chiesa – perché abbiamo guadagnato solamente la commiserazione di molti, l’ironia e la beffa di molti altri. Non tutti stanno capendo che è una ferita dolorosa per la nostra Chiesa e per la nostra società padovana.

 

Questi fatti gettano un’ombra tenebrosa soprattutto sulla nostra Chiesa: forse è per questo che mi vergogno e vorrei chiedere io stesso perdono per quelli che, nostri amici, hanno attentato alla credibilità del nostro predicare. In questo campo anche se penalmente non ci fosse rilevanza, canonicamente, cioè secondo le regole che come Chiesa ci siamo dati, siamo in dovere di prendere provvedimenti disciplinari perché non possiamo accettare fraintendimenti.

 

Ma non dobbiamo dimenticare che la nostra Chiesa splende per storie e persone sante, sia nel passato sia nel presente. Non merita di essere ridotta solo a tutti gli errori e peccati commessi nella sua recente storia, come se si trattasse di una storia di malefatte, ne è giusto presentarla così ai nostri giovani, ai nostri ospiti, alle nostre famiglie. Io sono arrivato da poco qui ma di fronte alla mia Chiesa patavina so di dovermi togliere i calzari... perché è terra santa! Questo male, che fa tanto rumore, non mi impedisce di ricordare e di vedere i tanti preti e diaconi che hanno sacrificato la vita nella coerenza, con umiltà e fedeltà, il bene che tanti uomini e donne stanno vivendo nella discrezione e fuori dai riflettori, a Padova, in Italia, all’estero... la nostra è terra santa! In essa vive il Signore! Chiedo rispetto, in questo momento di dolore, per il bene che ha compiuto, per l’amore manifesto per ammalati, anziani, portatori di handicap, poveri... per le opere di giustizia, di carità, di cultura ed educative per le quali si è sempre spesa, come oggi.

 

Anche noi, Chiesa di Padova, vogliamo onestà e coerenza, soprattutto al nostro interno. A questo educhiamo ed è questo che crediamo e che cerchiamo con tutte le nostre forze, da sempre.

 

Sia benedetto quindi anche chi ci aiuta a togliere il male anche quando si infiltra così prepotentemente tra noi.

 

+ Claudio Cipolla

 

vescovo di Padova

 

19 gennaio 2017

 

 

 

 

 

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