Orari S. Messe

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Foglietto parrocchiale

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Domenica 15 settembre 2019

 

Parola vivente - Le letture della domenica
 
 
 
Carissimi fratelli e sorelle,
 la seconda lettura (1 Timoteo1,12-17) ci ricorda che "Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori", e salvare significa sostanzialmente dare vita, tenere in vita. Vuol dire che Gesù dà la vita a chi si trova in una condizione di morte: proprio questo è il peccato, che consiste nel rifiuto - parziale o totale - di Dio e dei suoi comandamenti. Dio è la Vita stessa, e chi lo rifiuta è come morto dentro. Da qui al Vangelo di oggi (Luca 15,1-32) il passo è breve: se l'uomo è peccatore, Dio è sempre disposto a ridargli vita con il suo perdono. Il capitolo 15 di san Luca (che la liturgia di oggi riporta per intero) presenta tre parabole strettamente connesse. Le prime due descrivono l'iniziativa del Signore, che è come quel pastore che quando una pecora si perde la cerca finché non la trova e lo fa abbandonando le altre 99 nel deserto, cioè in un luogo ostile e denso di insidie; ma niente paura, perché quel pastore è sempre Lui che mentre cerca chi è perduto è anche capace di vegliare sugli altri perché è Onnipotente (cioè può fare tutto). La seconda è sulla stessa linea, dove Dio è paragonato ad una donna che avendo perduto una moneta - poca cosa, ma per Lui ogni persona ha un grande valore, per cui se si perde bisogna ricuperarla - rovescia la casa finché non l'ha trovata. In questi due raccontini l'iniziativa divina è chiara: né la pecora né la moneta hanno un ruolo, ma è il Signore che ci vuole perdonare, ci cerca e ci riprende con sé, ma... Sì, c'è un ma grande come una casa: l'iniziativa di Dio si ferma davanti alla nostra libertà, ed Egli ci perdona solo se prima noi facciamo un passo (basta uno, ma ci deve essere) espresso dalla frase finale delle due parabole: "Ci sarà più gioia  nel cielo per un solo peccatore che si converte, che per 99 giusti che non hanno bisogno di conversione". E' questo il passo da fare, la conversione: se il peccatore si accorge del male che ha fatto e cambia direzione (questo è il significato della parola conversione) ritrovando la via che lo porta al bene, allora Dio che lo ha già trovato, che è lì accanto a lui, lo perdona. Proprio di questo parla la terza parabola, che tratta di un padre e dei suoi due figli e descrive con poche incisive parole la condizione del peccato mortale, cioè del rifiuto totale di Dio che ti lascia come morto dentro: il figlio minore infatti pretende di avere subito la parte di eredità che gli spetterebbe alla morte del padre, e quindi è come se dicesse: "Vorrei tanto che tu morissi, qui e ora, così potrei avere i tuoi soldi, ma siccome sei vivo e vegeto dammeli lo stesso, che poi me ne vado". Ecco il peccato mortale: il male consiste nel togliere da sé ogni traccia di bene svendendo la propria vita a cose che "sanno di morte" perché danno solo soddisfazioni brevi, parziali, limitate. In questo caso sono i soldi fatti male, dove l'uccisione simbolica del padre diventa il segno di ogni tipo di violenza fatta per arricchire e accrescere il proprio potere, o per seguire i propri istinti fino ai piaceri più nefasti, o per fare carriera calpestando tutto e tutti etc. Ciò che accade a quel figlio è emblematico, perde tutto e si ritrova a fare il guardiano dei maiali (per la mentalità semitica gli animali impuri per eccellenza), cosa che per un ebreo era la peggiore ignominia, la perdita vera e propria della dignità umana: il peccatore cioè cade sempre più in basso, avendo rifiutato Dio finisce per perdere se stesso e alla fine quella fame di denaro, potere, piacere, successo lungi dall'essere placata diventa sempre più forte, sempre più dolorosa. A questo punto però quel figlio si converte, cioè cambia direzione; lo fa ancora per motivi egoistici, perché ha fame, ma si rende conto che c'è una casa dove tornare, da quel padre rifiutato che forse lo riprenderà con sé, e così cambia direzione e prende la strada del ritorno. Ecco la dinamica della conversione: esame di coscienza ("ritornò in sé e disse..."), pentimento per il male commesso ("ho peccato verso il Cielo e davanti a te"), proposito di non farlo più ("non sono più degno di essere chiamato tuo figlio"), ritorno verso Chi sa di aver abbandonato e offeso ("si alzò e tornò da suo padre"). E arriva a casa, ma il padre che era rimasto ad aspettarlo lo vede da lontano, gli va incontro, lo abbraccia e lo riprende con sé; e questo ragazzo che si sarebbe accontentato di fare il semplice operaio nella casa del padre (sapeva di averla fatta troppo grossa!), si ritrova perdonato completamente e ripristinato nei suoi diritti di figlio, e si fa festa. Quale padre umano agirebbe così? Un padre normale (specialmente a quei tempi) avrebbe reagito esattamente secondo le aspettative del figlio, facendolo lavorare gratis finché non avesse restituito tutto. Ma qui Gesù vuole descrivere il perdono di Dio, che cancella e dimentica il male fatto e ti rende quello che eri all'inizio, un suo figlio amato. Fuori però c'è l'altro figlio, sente i rumori della festa, gli dicono che è stato ucciso il vitello allevato per le grandi occasioni, e probabilmente viene a conoscenza di un altro particolare: il padre ha rimesso al dito del fratello scapestrato l'anello di famiglia, quello che portava impresso il sigillo con cui timbrare le lettere con la ceralacca, il che significa che gli ha riconosciuto tutti i diritti di figlio, compresa l'eredità. Ma come? L'aveva già avuta l'eredità; ma se ridiventa erede, vuol dire che alla morte del padre si mangerà metà di ciò che legittimamente spettava al fratello. E quel fratello non vuole entrare in casa, e ha perfettamente ragione: il suo atteggiamento rappresenta il perdono umano, che è sempre parziale e a volte assente, specialmente quando - come in questo caso - si subisce un torto reale, un'ingiustizia provata, un male certo. Quanto è difficile e faticoso perdonare! Ma anche questa volta il padre esce, perché c'è un altro figlio da salvare, e a questo figlio il padre parla: "Figlio, tu sei sempre con me, e ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi perché tuo fratello era morto ed è tornato in vita". Ecco il messaggio: il rancore uccide, il perdono vivifica; saper perdonare - e sappiamo che non ci riusciremo mai del tutto - è l'unico modo per mantenersi in vita, perché la vita è fatta di amore (l'odio non fa altro che 
distruggerla), e il perdono allora è il miglior modo di tenersi vicini al Dio della vita, che è l'Amore totale e perfetto. La parabola non dice come le cose vanno a finire, non dice se il figlio entrerà, perché quel figlio impersona ognuno di noi quando ci troviamo a decidere se perdonare o meno un torto subito. La nostra vita è nelle nostre mani: vediamo di fare le scelte giuste! Infine una parola per la prima lettura (Esodo 32,7-11.13-14) che ci presenta un Dio che fa molta fatica a perdonare il popolo peccatore: è chiaro che il testo è pesantemente condizionato da una visione arcaica della divinità legata alla mentalità religiosa del II millennio a.C. che attribuiva a Dio anche caratteristiche umane che i nostri occhi sono negative. L'aspetto positivo di questo testo, quello da conservare e prendere come esempio, è la preghiera di intercessione: di fronte all'ira divina Mosè parla in favore (cioè intercede) del popolo peccatore riuscendo ad ottenere il perdono. Ricordiamoci che tutti noi abbiamo l'opportunità di intercedere, pregare per i peccatori perché trovino la strada della conversione che porta alla pace, alla vita, alla gioia. Pace e bene a tutti.
Il parroco don Alberto
 
 
Avvisi Parrocchiali
“Al pozzo del cuore di Dio”: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.
 
Pulizie della Basilica: ogni primo mercoledì del mese, ore 8,30.
 
Il catechismo dei ragazzi riprenderà mercoledì 2 ottobre alle ore 17,00 in Basilica con la S. Messa insieme. Al termine le catechiste si ritroveranno in ufficio parrocchiale per un breve incontro di programmazione.
 
La festa della Madonna dei Lumini sarà domenica 13 ottobre.
 
Domenica 29 a tutte le Ss. Messe ci sarà una raccolta di generi alimentari per le "borse della spesa": in fondo alla chiesa c'è l'avviso specifico.
 
La catechesi degli adulti riprenderà nel mese di ottobre, ogni lunedì alle ore 16,00, in data da destinarsi. Il tema dell'anno sarà l'approfondimento del significato del nostro battesimo.
 
L'Azione Cattolica adulti inizierà il suo anno associativo venerdì 4 ottobre, festa di S. Francesco, nella S. Messa delle ore 19,00.
 
Da qualche tempo si è fatto evidente che la Basilica non può restare incustodita, e non basta la presenza del parroco (che trascorre molto tempo in ufficio, ma non in chiesa e in ogni caso ha bisogno di una certa libertà di movimento) né dei confessori che spesso sono impegnati. Non sono sufficienti neanche le telecamere, che registrano quanto accade ma certamente non riescono a prevenire certi comportamenti come piccoli atti di vandalismo, furtarelli, atteggiamenti non appropriati, la prepotenza di qualcuno (non tutti ovviamente, ce ne sono di molto educati) che bussa per chiedere  l'elemosina , la maleducazione di persone che entrano e parlano ad alta voce disturbando chi prega e così via... Inoltre andrebbe più curata l'accoglienza di quanti entrando in chiesa (magari per la prima volta) chiedono informazioni di vario tipo o magari domandano del parroco ma non sanno dov'è l'ufficio parrocchiale e così via... E' per questo che si è ritenuto opportuno di chiedere la disponibilità di parrocchiani o frequentatori abituali della Basilica per dei turni di sorveglianza, dal lunedì al sabato dalle 9,00 alle 12,00 e dalle 16,00 alle 18,30. Per ora è una proposta, un "sasso lanciato nello stagno". se c'è qualcuno che vuol rendersi disponibile per questo servizio può rivolgersi direttamente al parroco, che raccoglierà anche le disponibilità di orario e di frequenza dei volontari, predisponendo un calendario. Il primo passo comunque è sapere su chi contare, il resto verrà in seguito.

 

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