Domenica 3 marzo 2019
Parola vivente - Le letture della Domenica
Carissimi fratelli e sorelle,
il Vangelo e la prima lettura (Siracide 27,5-89 dicono che ciò che noi siamo si manifesta al di fuori attraverso i frutti che portiamo: il nostro mondo interiore si comunica cioè attraverso le parole e si verifica nei comportamenti, per cui a pensieri buoni seguono parole buone e azioni buone, a pensieri cattivi parole e azioni cattive. Tutto molto semplice, in apparenza: ma che non sia così ce lo dice lo stesso Vangelo, che nella sua parte centrale riporta una delle norme di saggezza più belle e profonde che esistano. Si tratta del famoso detto di Gesù sulla trave e la pagliuzza, che in primo luogo è un invito a conoscere se stessi prima di mettere il becco su ciò che fanno gli altri. Più di 400 anni prima il filosofo greco Socrate - uno dei pilastri nella storia del pensiero europeo - aveva fatto della conoscenza di sé il punto di partenza del proprio insegnamento: se voglio capire qualcosa degli altri devo prima conoscere me stesso, visto che sono un essere umano e che anche gli altri lo sono allo stesso modo. Certo, una volta che ho conosciuto bene me stesso non potrò dire di conoscere bene chi mi sta vicino, ma potrò comprenderlo e capirne il comportamento visto che è un mio simile. E' lo stesso ragionamento che fa Gesù nel Vangelo: come puoi permetterti di togliere la pagliuzza dall'occhio del fratello quando non ti accorgi della trave che è nel tuo? In altre parole: come ti permetti di criticare gli errori altrui quando non ti accorgi che tu ne stai commettendo di più grandi? Ma come faccio io ad accorgermi dei miei errori, delle mie mancanze, dei miei difetti? Un modo c'è: devi conoscere te stesso, devi entrare nel tuo mondo interiore - fatto di pensieri, ma anche di pulsioni irrazionali, di paure, di sentimenti e di passioni - e vigilare su di esso. Dovresti cioè farti continuamente l'esame di coscienza: è l'unico modo per prevenire - almeno in parte, perché nessuno è perfetto - comportamenti scorretti, parole pesanti, azioni cattive e così via, che un po' alla volta diventano come travi conficcate nel tuo occhio che che ti impediscono di vedere l'altro in modo obiettivo perché pensi che sia come te; anzi, siccome ognuno di noi si pensa migliore degli altri, finisce che pensi il tuo prossimo peggiore di te ergendoti a suo giudice. Conoscere se stessi significa vedersi per come si è, guardare in faccia tutto ciò che di negativo c'è dentro di noi e cercare di eliminarlo per fare più spazio al positivo. Ma guardarmi dentro e vedermi per come sono mi aiuterà anche a vedere con occhi diversi gli altri, perché certo ne noterò i difetti e i cattivi comportamenti, ma sapendo che anch'io ho i miei e riconoscendo che i miei sono forse anche maggiori. E come vorrei che qualcuno vedendo le mie negatività riuscisse a comprendermi e perdonarmi, così farò io nei confronti delle negatività altrui. Non solo: come vorrei che ci fosse qualcuno che vedendomi sbagliare me lo facesse notare perché mi vuole bene, così potrò fare anch'io con chi sbaglia, ma non sarà un giudizio né una critica gratuita, ma un atto d'amore nato dalla sofferenza di vedere che l'altro sta sbagliando; e lo farò nel modo giusto, nel momento giusto, con le parole giuste, perché "tolta la trave dal tuo occhio, ci vedrai meglio per togliere la trave dall'occhio del fratello". Ecco che questo semplice detto di Gesù porta a compimento il discorso cominciato due domeniche fa con le beatitudini e proseguito domenica scorsa con la necessità di perdonare, di aver misericordia, di amare facendo della propria vita un dono di sé. San Paolo nella seconda lettura (1Corinzi 15,54-58) ci ricorda che noi siamo fatti per la vita, per l'eternità: la morte è stata sconfitta. Ma proprio per questo dobbiamo saper dissipare le nostre tenebre interiori prima che si trasformino in quei "pezzi di morte" che sono i peccati: non ci riusciremo mai del tutto, ma un'attenta vigilanza sul nostro mondo interiore ci aiuterà ad evitare gli errori più grossi e a comprendere e perdonare quelli altrui. Pace e bene a tutti.
Il Parroco don Alberto
“Al pozzo del cuore di Dio”: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.
Nei giorni mercoledì 6, giovedì 7, venerdì 8, e lunedì 11 marzo ripeteremo l'iniziativa degli scorsi anni: al termine della S. Messa delle ore 19,00 la Basilica rimarrà aperta dopo la S. Messa della sera fino alle ore 21,00 (o anche un po’ di più secondo le esigenze dei presenti): davanti all’altare dalla Madonna del Carmine alcuni banchi verranno disposti frontalmente per favorire la partecipazione (resteranno così per tutta la settimana); al termine della S. Messa verrà esposto il Ss.mo Sacramento e verrà letto il Vangelo di Luca, circa 4 capitoli al giorno, lasciando un congruo spazio per la preghiera personale. Il parroco sarà sempre a disposizione per eventuali confessioni.
Sabato 9 marzo la chiesa verrà chiusa secondo l’orario normale, dopo la S. Messa delle ore 19,00, perché alle ore 20,00 nella Sala Parrocchiale sono invitati i volontari parrocchiali (catechiste, caritas, pulizie della chiesa, animatori, gruppo lavoro e sorriso, gruppo cultura, coro etc.) per una cena insieme condividendo ciò che ognuno avrà portato.
Anche domenica 10 La Basilica verrà chiusa alla fine della S. Messa delle 19,00: la domenica infatti è sempre giornata della comunità, perché è il giorno in cui ci si trova insieme fra di noi e con Gesù: non è perciò opportuno aggiungervi altre iniziative. La dimensione comunitaria verrà in ogni caso ulteriormente sottolineata dalla raccolta di generi alimentari promossa dalla Caritas parrocchiale per le borse della spesa, i cui avvisi specifici sono nel bancone del Crocifisso.
Martedì 12 ci sarà la conclusione vicariale con la S. Messa alle ore 18,00 nella chiesa dei Servi.
Ss. Messe ore 7,00-8,00-17,00-19,00: a tutte le Ss. Messe - che saranno celebrate in Basilica - verranno benedette e distribuite le Sacre Ceneri. Alla S. Messa delle ore 17,00 sono invitati i ragazzi del catechismo e i genitori che possono essere presenti. In questo giorno, come segno di penitenza e conversione, siamo invitati ad osservare il digiuno e l’astinenza dalle carni.