24 febbraio 2019
Parola vivente - Le letture della Domenica
la prima lettura (1Samuele 26,2.7-9.12-13.22-23) ci presenta Davide che pur potendo uccidere il re Saul, suo acerrimo nemico, rinuncia a farlo non tanto per amore, quanto per paura delle conseguenze, visto che Saul era pur sempre il Messia, cioè il re "unto" e consacrato del Signore: "Non ucciderlo! - dice ad uno dei suoi soldati - Chi mai ha messo la mano sul consacrato del Signore ed è rimasto impunito?". Questo episodio è stato pensato come introduzione al passo evangelico di oggi, di cui costituisce una pallida e inadeguata introduzione. Il Vangelo (Luca 6,27-38) infatti si spinge molto più in là esprimendo tutta la potente forza rinnovatrice (rivoluzionaria addirittura) del "buon messaggio" portato da Cristo, quella "strada in salita" su cui in quasi 2000 anni nessuno è riuscito a percorrere fare se non pochi passi senza inciampare e cadere. Pensiamoci un po' su: tutti bene o male cerchiamo di farci strada nella vita; c'è chi lo fa con prepotenza, chi con astuzia, chi seguendo percorsi ambigui; c'è chi fa la scelta giusta, quella dell'onestà e del compimento del dovere. Ma tutti, buoni e cattivi, siamo in qualche modo ossessionati dall'ansia d prestazione, dal desiderio di emergere, di arrivare primi. Anche la persona buona e onesta non rifiuta gli onori, gli aumenti di stipendio e di prestigio (anche se magari non li cerca), anzi spesso vi sacrifica altri aspetti della vita come l'affetto per i propri cari, una maggiore presenza in famiglia, l'attenzione alle cose piccole e belle della vita. Gesù nel Vangelo ci indica una via del tutto diversa: lo scopo della vita non è arrivare primi, ma farsi ultimi. E questo perché l'amore consiste soprattutto nel dono di sé, e donare è perdere, non acquistare: se io dono qualcosa a qualcun altro, quel qualcosa non è più mio. Il cristiano è uno che vive in perdita perché fa della sua vita un dono: è questo il senso della misericordia, che pare derivi dal latino "miseris cor dare", dare il proprio cuore, cioè il meglio di sè, a chi ne ha bisogno (i miseri) nel momento in cui ne ha bisogno. E nel farlo Gesù ci invita a non aspettarci niente in cambio, portando come esempio Dio stesso che è benevolo verso tutti, perfino verso i cattivi e gli ingrati da cui sa di non doversi aspettare neanche un "grazie". E' il rovesciamento della logica umana, che si aspetta sempre qualcosa in cambio; anche quando si agisce per amore, ci si aspetta in qualche modo di essere ricambiati. Perché Gesù ci insegna questa strada che è del tutto controcorrente? Perché è l'unico modo possibile per creare un mondo fatto di pace, uguaglianza e buoni rapporti. Pensiamo solo a un mondo dove ognuno fosse capace di sostituire il male con il bene, l'odio con l'amore, la maledizione con la benedizione, e dove tutti trovassero il coraggio (e ce ne vuole...) di pregare per chi ha fatto loro del male. Pensiamo a cosa succederebbe se tutti cominciassimo a non pretendere niente in cambio e imparassimo a perdonare anziché condannare, ad essere comprensivi anziché negativamente critici, a vivere nell'ottica del dono totale e gratuito di noi stessi. Già, se lo facessero tutti, sarebbe il paradiso in terra. Ma il paradiso è paradiso, la terra è terra; eppure qualche piccolo lembo di terra a volte può trasformarsi in un pezzettino di paradiso. Le nostre comunità cristiane, quando funzionano, sono così: non sempre e non in tutti gli ambiti, ma spesso e realmente. E anche le vere associazioni di volontariato, dove si mettono le persone deboli e indifese al primo posto. E capita anche quando fra vicini di casa si mettono da parte invidie e gelosie perché si scopre che aiutandosi si sta tutti meglio. E perfino in certi luoghi di lavoro dove vedi che le cose funzionano perché c'è il contributo disinteressato di tutti, o almeno della maggior parte. In fin dei conti Gesù chiede proprio questo a noi cristiani: saper creare piccoli frammenti di paradiso che siano segni concreti che l'amore come Dio ce lo insegna è possibile. Pace e bene a tutti.
“Al pozzo del cuore di Dio”: intenzioni raccolte in chiesa, consegnate alle Suore Elisabettine per la preghiera personale e comunitaria; Rosario chiesa di S. Giuseppe (via Vendramini) I sabato del mese ore 9,30.
Nei giorni mercoledì 6, giovedì 7, venerdì 8, e lunedì 11 marzo ripeteremo l'iniziativa degli scorsi anni: al termine della S. Messa delle ore 19,00 la Basilica rimarrà aperta dopo la S. Messa della sera fino alle ore 21,00 (o anche un po’ di più secondo le esigenze dei presenti): davanti all’altare dalla Madonna del Carmine alcuni banchi verranno disposti frontalmente
Sabato 9 marzo la chiesa verrà chiusa secondo l’orario normale, dopo la S. Messa delle ore 19,00, perché alle ore 20,00 nella Sala Parrocchiale sono invitati i volontari parrocchiali (catechiste, caritas, pulizie della chiesa, animatori, gruppo lavoro e sorriso, gruppo cultura, coro etc.) per una cena insieme condividendo ciò che ognuno avrà portato.
Anche domenica 10 la chiesa verrà chiusa alla fine della S. Messa delle 19,00: la domenica infatti è sempre giornata della comunità, perché è il giorno in cui ci si trova insieme fra di noi e con Gesù: non è perciò opportuno aggiungervi altre iniziative.
Martedì 12 ci sarà una celebrazione finale per tutte le parrocchie del vicariato: luogo e ora sono ancora da stabilire